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Cupressaceae Taxaceae

 

La pianta

Cupressaceae_Taxaceae1Cupressaceae_Taxaceae2Cupressaceae_Taxaceae3Le Cupressaceae rappresentano una famiglia che comprende piante a portamento arboreo ed arbustivo con chioma molto ramificata. Le foglie sono persistenti, opposte o sistemate a verticilli, molto addensate al rametto, per lo più squamiformi (Cipressi, Thuje ecc) altrimenti aghiformi (Ginepri). La pianta è, tranne qualche eccezione come i Ginepri, ermafrodita. Le strutture riproduttive maschili (microsporofilli) sono più piccole di quelle femminili, di forma ovoidale e cadono a maturità dopo aver liberato il polline, lasciando una cicatrice nella parte terminale del rametto. Quelle femminili (macrosporofilli) sono riunite in coni di varie dimensioni e forma dette strobili che a maturità diventano legnose. Sono piante molto diffuse, spesso coltivate a scopo ornamentale. Tra i generi più noti annoveriamo Cupressus, Thuja, Chamaecyparis, Juniperus (Cupressaceae) e Taxus (Taxaceae). 

 

Il polline

Cupressaceae_Taxaceae_polline1Cupressaceae_Taxaceae_polline2I pollini si rinvengono da gennaio a maggio. Al microscopio ottico appaiono inaperturati, sferici, apolari. Esina sottile, psilata con granulazioni sferoidali, decidue. Intina molto ispessita con citoplasma retratto al centro, a forma di stella rifrangente. Spesso si rinvengono pollini rotti con l’intina fuoriuscita. Dimensioni medio-piccole (23-30 µm).

 

Allergia al polline di cipresso

L’ allergia al cipresso è una pollinosi emergente. Nonostante il cipresso sia diffuso nel bacino del Mediterraneo sin dall’antichità, l’allergia è stata segnalata per la prima volta nel 1945 e negli ultimi 15-20 anni è andata progressivamente aumentando. Il genere Cupressus comprende varie specie presenti nei vari continenti, ma nell’area mediterranea e in particolare in Italia le più comuni sono Cupressus sempervirens (cipresso italiano) e Cupressus arizonica (cipresso dell’Arizona). Le molecole responsabili della risposta allergica presentano notevoli analogie con quelle presenti in pollini di altri alberi apparentenenti alla famiglia delle Cupressacee, quali ginepro, thuya, cedro giapponese (Crypthomeria japonica), per cui anche pollini di tali piante possono indurre sintomi in persone allergiche al cipresso. Negli ultimi 20 anni in molte aree del mediterraneo si è registrato un progressivo incremento del numero dei pollini di cipresso presenti nell’atmosfera durante le stagioni polliniche. Di solito il picco pollinico è presente nel periodo invernale (tra febbraio e marzo), anche se c’è un’ampia variabilità tra le diverse specie. Per esempio, l’impollinazione del cipresso dell’Arizona può iniziare in alcune aree mediterranee già in ottobre, mentre quello italiano inizia a gennaio. Di anno in anno le date della massima impollinazione possono variare anche di un mese e ciò è legato alle condizioni climatiche. Va segnalato, comunque, che studi condotti nel Sud della Francia hanno dimostrato come dal 1981 al 2002 il picco di impollinazione si sia spostato gradualmente da metà marzo a metà febbraio e ciò sembra essere correlato con il progressivo riscaldamento del pianeta. La prevalenza dell’ allergia al cipresso nella popolazione generale sembra aggirarsi tra il 2,4% e il 5%. In ogni caso, i principali studi recentemente condotti hanno dimostrato un importante incremento del numero di pazienti affetti da tale allergia (da valori vicini allo 0% dei primi anni 60 al 15-25% della fine degli anni 90). Le cause di tale incremento non sono completamente note, ma sono chiamati in causa l’aumentato utilizzo di piante della famiglia Cupressacee a scopo ornamentale, sistemi diagnostici più sensibili rispetto al passato e da ultima, ma non per importanza, l’ azione favorente legata alla presenza dell’inquinamento da particolato sottile. I sintomi legati a tale forma di allergia sono quelli comuni ad altre forme di allergia ai pollini (raffredore, congiuntivite, tosse secca, asma) anche se a volte possono essere più severi e in qualche caso possono rispondere scarsamente alla terapia anti-istaminica.  Attualmente sono disponibili immunoterapie specifiche (vaccini), sia nella forma iniettiva che sublinguale, molto più standardizzate rispetto a quelle in commercio fino a qualche anno fa e i cui risultati sono decisamente incoraggianti.



ultimo aggiornamento: lunedì 18 novembre 2013