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I campi elettromagnetici

Quando si parla di campi elettromagnetici ci si riferisce generalmente alle radiazioni non ionizzanti (NIR), cioè quelle radiazioni che non hanno energia sufficiente a rompere i legami chimici e produrre ionizzazione.

Le principali fonti di radiazioni non ionizzanti prodotte dalle attività umane si riscontrano nel settore delle telecomunicazioni (impianti di radiodiffusione sonora e televisiva, impianti di telefonia mobile, impianti radioelettrici per la trasmissione di dati), nella rete di distribuzione dell’energia elettrica (elettrodotti), nel settore domestico (telefoni cellulari, elettrodomestici), nel settore industriale e medico.

Le attività di prevenzione e controllo in materia ambientale di competenza dell’ARPA FVG riguardano le emissioni generate dagli impianti di telecomunicazione e dagli elettrodotti.
Gli impianti di telecomunicazione e gli elettrodotti emettono rispettivamente campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF, con intervallo di frequenza compreso tra 100 kHz e 300 GHz) e campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa (ELF, con frequenza pari a 50 Hz), che si distinguono fra di loro in quanto hanno diverse caratteristiche fisiche, comportano diversi effetti sul corpo umano e sono soggetti a diversi limiti di legge.

In Italia la principale disposizione legislativa è la legge quadro 36/2001 che attua il principio di precauzione (art. 174, par. 2, trattato istitutivo dell’Unione Europea), che sancisce la necessità di prevenire conseguenze potenzialmente gravi senza attendere i risultati della ricerca scientifica.

L'ampia diffusione di sorgenti di campo elettromagnetico negli ultimi decenni ha reso di maggiore attualità la problematica dell’esposizione alle radiazioni non ionizzanti e quindi l'interazione tra campi elettromagnetici e salute.



ultimo aggiornamento: martedì 05 marzo 2013