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Le acque marino-costiere e lagunari

Mappa Golfo di TriesteLe acque costiere regionali appartengono alla parte più settentrionale del bacino dell’Alto Adriatico e sono caratterizzate da una limitata profondità dei fondali il cui valore massimo raggiunge i 25 m.

Il Golfo di Trieste gioca un ruolo importante nell’evoluzione delle caratteristiche idrologiche e delle correnti dell’intero bacino Alto Adriatico.

Nel periodo estivo, l’apporto di acque dolci dai fiumi instaura una netta stratificazione tra le acque superficiali, più calde e meno saline, e quelle di fondo, più fredde e saline. Nei mesi freddi, al contrario, il rimescolamento è totale, con caratteristiche uniformi tra le acque di superficie e di fondo.

Falesie sottostanti l'altopiano carsicoLa circolazione profonda è caratterizzata da una corrente in senso antiorario; il movimento delle acque superficiali risente invece della componente "vento".

Dal punto di vista morfologico, la costa della regione si presenta alta e rocciosa dal confine con la Slovenia fino alle foci del fiume Timavo, bassa e sabbiosa da tale punto alla foce del fiume Tagliamento, confine con la regione Veneto.

Tra le foci dei fiumi Timavo e Tagliamento si colloca la foce del fiume Isonzo.  Tra i fiumi Isonzo e Tagliamento si sviluppa il sistema lagunare di Grado e Marano, le cui accque sono definite "acque di transizione".

Lungo l’arco costiero sono insediati i complessi urbani di Trieste, Muggia e di Monfalcone, con le rispettive aree industriali e portuali, e due importanti centri turistici, Grado e Lignano.

Lignano SabbiadoroLo stato degli ambienti marini e costieri è fortemente minacciato dalle attività antropiche, in particolare per quello che riguarda i settori dei trasporti marittimi, dell’industria, della pesca e del turismo.

 

Adriatico settentrionale

Mappa Bacino Adriatico SettentrionaleIl mare Adriatico si estende per circa 800 km con una larghezza massima che varia dai 90 ai 120 km ed una superficie complessiva di 138.000 km2 e viene convenzionalmente suddiviso in tre bacini (meridionale, centrale e settentrionale) caratterizzati da profondità decrescenti.

Il bacino settentrionale si sviluppa a nord della congiungente il Promontorio del Conero (regione Marche) con Capo Promontore, capo estremo dell’Istria.

Le caratteristiche oceanografiche del bacino variano in funzione della fisiografia e della meteorologia dell’area che determinano la modificazione stagionale (estate - inverno) delle caratteristiche termoaline delle masse d’acqua.

Da novembre a marzo la miscelazione è pressochè completa mentre tra la fine di marzo/inizio aprile ed ottobre si osserva una stratificazione termoalina delle masse d’acqua.

Tale stratificazione è determinata essenzialmente dall’effetto combinato di due fattori:

  • l’aumento degli apporti di acque dolci dai fiumi che sfociano nell’Alto Adriatico in seguito allo scioglimento delle nevi (fiumi Po, Adige, Brenta, Piave, Livenza, Tagliamento e Isonzo, solo per citare i principali);
  • la maggiore intensità di irraggiamento solare conseguente all’inversione del ciclo termico.
 

Il Golfo di Trieste

Il Golfo di Trieste gioca un ruolo importante nell’evoluzione delle caratteristiche idrologiche e delle correnti dell’intero bacino Alto Adriatico, essendo uno dei siti di formazione di acqua particolarmente fredda.

L’elevata latitudine, la limitata profondità e la presenza di cospicue masse continentali determinano un’esaltazione del fenomeno di stratificazione termoalina per le masse d’acqua del Golfo di Trieste che rappresenta la parte più settentrionale del mare Adriatico ed è caratterizzato da limitata profondità dei fondali, che al massimo raggiungono i 25 m.

  • In estate la presenza di acqua dolce riversata dai fiumi e il riscaldamento superficiale causano una netta stratificazione della colonna d’acqua. In superficie si trovano acque più calde e più diluite, mentre acque più dense e fredde rimangono confinate in profondità da uno o più picnoclini: gli scambi tra gli strati sovrapposti sono praticamente assenti.
  • In inverno invece, a causa del minor irraggiamento termico, le acque sono completamente rimescolate e le grandezze chimico – fisico - biologiche sono confrontabili lungo la colonna d’acqua.

La circolazione delle masse d’acqua in profondità avviene quasi sempre in senso antiorario con velocità molto basse (2-3 cm/s), mentre in superficie le acque si muovono generalmente in senso orario. La velocità dello strato superficiale aumenta in presenza di venti provenienti dal mare e diminuisce al prevalere delle brezze di terra.

 

Coste del Friuli Venezia Giulia

triesteDal punto di vista morfologico il litorale della Regione è costituito, da est verso ovest, dalle coste alte della Penisola Istriana, dalle falesie sottostanti l’altopiano carsico e dalle coste basse e sabbiose del versante centro - occidentale, incise dalle foci dei fiumi Isonzo e Tagliamento.

Il tratto di litorale compreso tra gli abitati di Muggia e Duino (circa 23 km) è caratterizzato da coste alte e rocciose; le spiagge presenti, tutte di dimensioni ridottissime, sono riconducibili a terreni di abrasione di rocce affioranti.

Il settore centro - occidentale dell’arco costiero è invece caratterizzato da spiagge sabbiose, caratterizzate da discreta profondità, originatesi sia a seguito di deposizioni marine che di sedimenti fluviali. Le spiagge originatesi dal deposito di sedimenti marini si rinvengono principalmente nei cordoni litorali che separano le lagune di Grado e Marano dal mare. Le spiagge generate dalla deposizione dei sedimenti fluviali, sabbioso – pelitici, sono localizzate nella zona di Punta Sdobba, dove l’Isonzo ha la sua foce, ed in prossimità del confine occidentale della Regione, alla foce del Tagliamento.

Dalla foce del Tagliamento si sviluppano due lidi: Lignano ad est, con un’estensione pari a circa 7 km, e Bibione a ovest (già in Regione Veneto) con un’estensione prossima ai 9 km.

 

Lagune

laguneTra le foci dei fiumi Isonzo e Tagliamento si sviluppa il complesso lagunare di Grado e Marano che si estende parallelamente alla costa per circa 32 km, con una larghezza di 5 km e una superficie complessiva di circa 16.000 ha.

Il sistema lagunare può essere distinto in due differenti unità: la laguna di Grado e la laguna di Marano. Il complesso più antico è quello della laguna di Marano; originatasi alcune migliaia di anni fa, è attualmente costituita da uno specchio d’acqua poco profondo e solcato da canali originati dallo sbocco di numerosi corsi d’acqua di risorgiva. La laguna di Grado è di origine più recente, presenta fondali mediamente meno profondi ed un reticolo idrografico più sviluppato.

Le comunicazioni tra la laguna e il mare sono garantite da sei bocche lagunari di ampiezza variabile da pochi metri ad alcune centinaia di metri: la bocca di Primero, il canale del porto di Grado, il canale di Morgo, Porto Buso, porto S. Andrea e porto Lignano.

La scarsa profondità dei fondali che caratterizza entrambi i sistemi lagunari determina l’evoluzione, all’interno dell’ambiente lagunare, di tre differenti habitat strettamente legati al regime delle maree:

  • ecosistemi sviluppati in aree localizzate al di sopra del livello medio dell’alta marea;
  • ecosistemi sviluppati in aree comprese tra i livelli medi delle basse e alte maree;
  • ecosistemi sviluppati in aree localizzate al di sotto del livello medio di bassa marea.

All’interno di questi tre differenti ecosistemi è possibile individuare la presenza di specie rare appartenenti alla flora e alla fauna autoctona a cui organi nazionali e sovranazionali riconoscono un elevato valore ambientale.

Inquadramento geomorfologico e socio-economico delle lagune di Marano e di Grado

 

Stato degli ambienti marini e costieri

Lo stato degli ambienti marini e costieri è fortemente minacciato dalle attività antropiche, in particolare per quello che riguarda i settori dei trasporti marittimi, dell’industria, della pesca e del turismo.

Cantiere navale a MonfalconeNave in attesa nella rada di TriesteLungo le coste del Friuli Venezia Giulia si sviluppano infatti i due centri portuali marittimi di importanza nazionale di Monfalcone e di Trieste: quest’ultimo in particolare nel corso del 1997 ha fatto registrare un quantitativo di merci sbarcate superiore a qualsiasi altra struttura portuale italiana. E’ da rilevare in particolare l’intenso traffico di navi cisterna destinate al trasporto di prodotti petroliferi che nel corso del 1995 ha rappresentato, ad esempio, l’86% dei trasporti totali.

Nella zona costiera, ed in particolare in corrispondenza dei due grandi porti citati, si sono inoltre sviluppate alcune delle principali zone industriali della regione caratterizzate in alcuni casi da attività produttive (ad esempio stoccaggio e movimentazione prodotti petroliferi, lavorazione metalli, produzione materie plastiche) particolarmente critiche per quello che riguarda i potenziali impatti sull’ambiente.

Attività di acquacoltura e mitilicoltura nel golfo di TriestePeschereccio gradeseLungo il litorale e al largo della costa sono molto sviluppate anche le attività di pesca e di acquacoltura. La pressione di pesca esercitata è pari a circa un quinto di quella complessiva del litorale dell’Alto Adriatico e per oltre il 60% è associata all’attività di molluschicoltura, particolarmente sviluppata nelle lagune di Grado e Marano e lungo il litorale che si sviluppa da Sistiana a Miramare e da P.ta Olmi al confine di stato, nel comune di Muggia.

Le zone litoranee sono infine soggette a notevoli pressioni derivanti dalla popolazione residente: si consideri infatti che circa il 56% della popolazione della Regione risiede in comuni di pianura e il 21% in collina litoranea.

Nel periodo estivo la situazione è resa ancora più delicata dal consistente afflusso turistico che caratterizza in particolare i centri di villeggiatura del litorale centro-occidentale:

  • le località marine e costiere rappresentano, infatti, la principale destinazione del flusso turistico regionale con oltre il 60% di presenze sul totale. Alla massiccia presenza di turisti si associano i noti problemi dei centri rivieraschi legati allo smaltimento, nel periodo estivo, delle portate di punta in ingresso ai depuratori con conseguente rischio di scarico di acque reflue non adeguatamente depurate.

Sugli ecosistemi e sulle attività turistiche, di pesca e di maricoltura ha effetti notevoli il fenomeno delle mucillagini, schiume galleggianti e a partire dal 2016 la crescita abnorme dell'organismo gelatinoso Mneniopsis leidyi (per Mneniopsis leidyi vedi anche news del 14/09/2016 e news del 09/08/2018).



ultimo aggiornamento: giovedì 28 maggio 2020