Questo sito è in fase di dismissione. Consultare il nuovo sito www.arpa.fvg.it

sei in:  home page » acqua » inquadramento geomorfologico e idrologico delle lagune di Marano e di Grado Stampa

Inquadramento geomorfologico e idrologico delle lagune di Marano e di Grado

Lagune di Marano e GradoLe lagune di Marano e di Grado caratterizzano il profilo costiero Alto Adriatico della regione Friuli Venezia Giulia.

Esse costituiscono il complesso di transizione situato lungo il tratto più settentrionale del Mar Adriatico e rientrano all’interno del sistema lagunare veneziano che si sviluppa dal delta del Po alla foce dell'Isonzo. Questo apparato rappresenta l'unico caso italiano di vere lagune, intese come porzioni di mare semichiuse per la presenza di penisole o sistemi di isole barriera e regolate dal flusso e riflusso della marea attraverso una o più aperture di comunicazione con il mare (bocche tidali).

 

La loro origine

Laguna di MaranoL'origine delle lagune nel Nord Adriatico viene fatta risalire a 6000-5000 anni fa, quando il mare ha inondato le vaste pianure alluvionali, generando ampie baie confinate dai delta fluviali in rapida formazione. Dai fiumi (Isonzo e Tagliamneto per le lagune di Marano e Grado; Piave e Adige per la laguna veneta) i sedimenti sono stati progressivamente trasportati lungo riva, fino a distribuirsi sotto forma di lidi, separando dal mare quindi, le grandi baie e dando vita alle lagune.


• La genesi della laguna nell'area di Marano risulta più antica (5500-4200 anni fa) rispetto a quella di Grado. Studi stratigrafici e cronologici eseguiti nella laguna di Marano, documentano la sua presenza nell’attuale posizione da circa 5.500 anni, quando il livello del mare era più basso di circa 5-6 m, e dimostrano che la sua configurazione, almeno nel suo settore meridionale, era molto simile all’attuale già circa 1600 anni fa.

Laguna di Grado Diversamente la laguna di Grado si è formata in epoca post-romana (IV-VI secolo d.C.), ed ha subito profonde modificazioni soprattutto per la progressiva evoluzione del delta dell'Isonzo e del Natisone. Fino al V secolo, in quest'area prevaleva infatti, la terraferma, come testimoniato da numerosi ritrovamenti archeologici, tra i quali la via romana, ora interamente coperta dall'acqua, che collegava Aquileia al suo scalo di Grado. Complessivamente si ritiene che il settore orientale della laguna di Grado sia di più recente formazione rispetto a quello occidentale.

 

Il profilo morfologico odierno

Dopo il 1800 le modifiche lagunari hanno una matrice direttamente o indirettamente antropica, con la costruzione di argini e di difese litorali verso mare. Gli antichi spazi lagunari sono stati parzialmente bonificati (circa il 30% dell’antico specchio lagunare) e le comunicazioni con il mare, sbarrate. Le bocche sono state difese da lunghi moli guardiani che impediscono il flusso sedimentario da est verso ovest.

Barene gradesi nei pressi di Val NoghereIl profilo morfologico odierno è stato largamente influenzato delle importanti attività di bonifica condotte all’inizio del 1900.
Delimitata dall’apparato deltizio del fiume Tagliamento ad ovest, e da quello del fiume Isonzo ad est, l'area lagunare in questione si sviluppa lungo una progressione arcuata parallelamente alla linea di costa, estendendosi per circa 32 km in lunghezza, con una distanza media tra la linea di costa e le isole del cordone litorale di circa 5 km per una superficie totale di circa 160 km2.

L'ambiente lagunare viene solitamente suddiviso in 3 zone, in relazione alla posizione rispetto al livello medio del mare.

1. La prima zona comprende le morfologie ubicate al di sopra del livello medio delle alte maree, ossia le barene, i cordoni litorali e le coste.


Barene in laguna di GradoLe barene, in particolare, svolgono alcune funzioni fondamentali per l’equilibrio ambientale lagunare: da una parte frenano il moto ondoso e creano percorsi obbligati alle correnti d’acqua, guidando il flusso delle maree in laguna e amplificando l’azione dei canali; dall’altra, attraverso la vegetazione alofita (cioè adattata a vivere in ambienti salmastri), hanno un effetto depurante sull’acqua e costituiscono aree di sosta e di riproduzione per l’avifauna.

• Arpa FVG con l'Università degli Studi di Trieste recentemente ha sostenuto degli studi di approfondimento sulle trasformazioni di questi particolari ambienti ("Le trasformazioni ambientali della laguna di Marano e Grado" ; "Studio delle aree barenicole lagunari").

2. La seconda zona comprende le aree poste tra i livelli medi delle alte e basse maree quali i canali secondari, larghi circa 8 m e profondi circa 1.5 m, defluenti nei canali principali. I canali secondari sono contraddistinti da un andamento meandriforme e attraversano le piane di marea o velme, comprese anch’esse in questa zona. Le velme rappresentano le entità più diffuse in laguna (circa il 60-80%): sono aree pianeggianti a debole pendenza, che si raccordano con le barene, caratterizzate da sedimenti fini (limo-argilla) e ospitanti una ricca associazione di vegetali e animali.

3. Nella terza zona, infine, si trovano le aree sempre sommerse dall’acqua, poste al di sotto del livello medio delle basse maree: vi sono comprese le bocche lagunari, i canali principali (naturali e non) e le paludi.

 

Le bocche di porto

Il complesso lagunare di Marano e Grado comunica con il mare aperto tramite 6 bocche di porto tidali lagunari:


 •Le bocche di Lignano e di S. Andrea presenti nell'areale maranese,  


 •Le bocche di Porto Buso, di Morgo, della Fosa di Grado, e di Primero nell'areale gradese.


Le bocche tidali (tidale = relativo alle maree) sono aperture naturali scavate attraverso il cordone litorale, che pone in comunicazione un bacino lagunare con il mare aperto. Esse fungono da regolatori idraulici per le correnti indotte dal moto ondoso e dai cicli mareali, definendo le direttrici di flusso, perpendicolari alla linea di costa.

Le bocche sono mantenute attive dalle correnti di marea il cui flusso e riflusso assumono la massima velocità in condizioni di sizigia (ossia in presenza di massima escursione di marea), raggiungendo anche valori ai superiori a 1 m/s.

Allo stato attuale tutte le bocche sono regimate da opere idrauliche ad esclusione della bocca di Morgo in costante evoluzione.

 

Suddivisione del complesso lagunare in bacini  (Brambati 1996) Le sei bocche lagunari, oltre ad essere le zone di massima profondità, come dimostrano i circa 13 metri di quella gradese e i 7 metri della bocca di Primero, presentano una portata massima complessiva stimata negli anni ’50 dall’Istituto Idrografico del Magistrato delle Acque, pari a 8750 m3/sec in condizioni di massima marea (marea sizigiale).

In corrispondenza di ogni bocca si individua un'area lagunare che rappresenta il "bacino" che accoglie e scarica le acque provenienti dalla propria bocca lagunare. Ciascuna di esse fornisce il nome al corrispettivo bacino, suddividendo così l'area lagunare in "sei bacini"

Andando da est verso ovest, quindi, si incontrano il bacino di Primero (1.368 ha), di Grado (3.314 ha), di Morgo (297 ha), ora in fase di occlusione, di Porto Buso (3.556 ha), di S. Andrea (2.150 ha) e di Lignano (5.056 ha).


Dalle bocche lagunari prendono vita i canali principali dai quali si diramano quelli secondari che disperdono le acque all'interno del bacino lagunare e quelli di terzo ordine, che si esauriscono sulle piane di marea.

Il cuneo salino penetra i corsi d’acqua che sfociano in laguna per almeno altri 4-5 km dalla loro foce.

 • Il confine amministrativo, che divide il complesso lagunare nelle lagune di Marano e di Grado, va della foce del fiume Aussa-Corno alla Bocca di Porto Buso.

 

Idrologia del complesso lagunare

• L' apporto di acqua dolce e la batimetria sono i principali fattori che differenziano l'area lagunare di Marano da quella di Grado imprimendo loro caratteristiche fisiche ambientali singolari che determinano l'esistenza degli ecosistemi che contraddistinguono questi ambienti straordinari.

Casoni maranesi

Mediando diverse valutazioni si può indicare un ordine di grandezza relativo al contributo di acqua dolce proveniente dall’entroterra attraverso le diverse vie in condizioni di morbida (morbida = condizione idrologica intermedia tra la magra e la piena di un fiume) e può essere ragionevolmente stimato in 100 mc/sec quale contributo dei seguenti bacini: per la parte maranese, contribiuscono i fiumi Stella (50 mc/sec), Cormor (7-8 mc/sec), Zellina (1-2 mc/sec), Corno (5-6 mc/sec), Aussa (7–8 mc/sec) e per la parte gradese il fiume Natissa (4-5 mc/sec).

L’apporto di acque dolci di morbida provenienti dai fiumi Tagliamento ed Isonzo nell’ambiente lagunare, attraverso i rispettivi canali di “Bevazzana” e Isonzato, è limitato solo alle fasi di marea decrescente.

Il contributo delle acque dolci incide per il 70-80% sulla laguna di Marano, mentre la laguna di Grado ha caratteristiche significativamente più marine.

L’apporto fluviale di piena è modesto, dal momento che il bacino tributario dei  corsi d’acqua è quasi interamente confinato al territorio di risorgiva della Bassa Friulana. Nella circostanza di grandi eventi meteorologici, le portate del Fiume Stella e del Cormor raggiungono  complessivamente i 200 mc/sec.

In termini di volumi totali, può essere considerato significativo anche l’apporto delle 22 idrovore che, in condizioni di media piovosità, recapitano annualmente un volume totale di 200 milioni di mc/anno, pari all’intero volume dell’acqua contenuta nel bacino lagunare al colmo di una marea di 1 metro.

Per quanto riguarda la batimentria, da un punto di vista idromorfologico, anche a seguito dell'aggiornamento della "Carta batimetrica della laguna di Marano e Grado", si evidenzia come la laguna di Marano presenti profondità superiori rispetto a quella gradese, soprattutto in virtù di un maggiore idrodinamnismo.

I parametri idrologici che maggiormente influenzano l’attività biogeochimica dell’ambiente lagunare sono: temperatura, salinità, pH, ossigeno disciolto, clorofilla a e torbidità dell’acqua.

  • La temperatura presenta una forte variabilità stagionale con massimi estivi superiori a 30°C e minimi inferiori a 0°C nei mesi invernali caratterizzati da lunghi periodi con vento da ENE (Bora).
  • La salinità presenta un gradiente positivo dall’area lagunare maranese a quella gradese oltre ad un gradiente positivo dalla zona di “gronda” settentrionale, caratterizzata dagli apporti dei fiumi tributari in laguna, alle bocche lagunari dove si evidenziano masse d’acqua più prettamente marine.
  • Il pH è legato alla salinità, generalmente, acque meno ricche in ioni, quali cloruri, hanno pH più bassi (ossia con un grado di acidità superiore) quindi, complessivamente con andamento parallelo alla salinità, nella laguna di Marano si riscontrano valori di pH inferiori a quelli di Grado.
  • L’ossigeno disciolto ha una distribuzione estremamente variegata con valori, soprattutto nel periodo estivo, che possono, nell’arco di 24 ore, variare da situazione di sovrasaturazione a forte ipossia; nel periodo invernale il parametro si attesta su valori in saturazione.
  • La clorofilla a rappresenta una stima della biomassa fitoplanctonica, la cui concentrazione dipende da diversi elementi:
  1. dalla presenza nell'acqua dei sali nutritivi, soprattutto azoto e fosforo i quali sono associati principalmente dagli apporti fluviali;
  2. da un opportuno grado di salinità dell'acqua lagunare;
  3. dal tempo di residenza delle masse d'acqua in ambito lagunare;
  4. dal contributo energetico dato dall'irradianza solare;
  5. dalla presenza di predatori del fitoplancton come lo zooplancton.

Concentrazioni più alte del parametro si riscontrano nell'area marnese rispetto a quella gradese ed in particolare le acque di "gronda" poste a settentrione di Aprilia Marittima presentano le maggiori concentrazioni che possono superare 30 µg/L.

  • La torbidità delle acque lagunari è un'ulteriore  parametro importante per questo ambiente. Le forzanti che agiscono sulla torbidità possono avere sia origine ambientale che antropica.
  1. Quelle di origine ambientale sono associate alle caratteristiche morfologiche e sedimentologiche dell’area indagata, alla circolazione e persistenza delle masse d’acqua, all’azione degli agenti atmosferici, in particolare del vento, all’elevata portata fluviale che incrementa il trasporto solido del particellato sospeso e alle fioriture fitoplanctoniche.
  2. Tra i fattori antropici le attività di cabotaggio nei canali lagunari sembrano quelle che maggiormente influiscono sulla torbidità delle acque, in particolare la risospensione del sedimento per l’azione dell’erosione causata dal movimento delle eliche dei motori marini e dal moto ondoso prodotto, durante la navigazione, dai natanti. 

Nel 2019 i dati acquisiti da due sonde parametriche poste rispettivamente nei pressi dell’Isola di Barbana (Laguna di Grado) e di Aprilia Marittima (Laguna di Marano)  hanno evidenziato che la torbidità nella prima è maggiormente condizionata dall’attività antropica associata al transito delle imbarcazioni, la seconda da fattori ambientali come piogge e portate fluviali.”


L’assetto idrologico interno, per quanto sia caratterizzato dalla dominanza dell’ingresso marino, è sottoposto a continue pressioni antropiche che inducono un’evoluzione senza un preciso indirizzo strategico.


Nell’ultimo quarantennio sono state realizzate numerose opere tra le quali spiccano: le dighe foranee di Porto Buso e di Grado; la creazione del porto commerciale interno di Porto Nogaro, con il relativo approfondimento del canale di collegamento alla bocca di Porto Buso a – 7,50 m s.l.m.; la diga interna di Porto Lignano; la stabilizzazione dell’Isola di S. Andrea; la realizzazione di numerosi porti turistici per circa 6000 ormeggi, con i relativi canali di collegamento al sistema navigabile interno costituito dalla “litoranea veneta”.

Accanto agli elementi di maggior carico antropico che hanno prodotto  significative modifiche della circolazione delle acque lagunari,  si registra dal 1998, il sostanziale blocco delle attività di dragaggio dei canali, con progressivo interrimento di una parte del reticolo navigabile e dell’imbonimento delle “secche” prospicienti le foci fluviali interne.

Garzette in Val Cavanata in laguna di GadoL’ambito interessato dalle lagune di Marano e di Grado comprende alcuni siti storici destinati alla protezione della fauna selvatica migratoria  sottoposti alla Convenzione di Ramsar del 1971 (Valle Cavanata e Oasi Avifaunistica delle Foci del Fiume Stella).

Successivamente, a seguito dell’applicazione della direttiva Habitat (92/43/CEE) recepita in Italia dal D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357) riguardante la tutela della biodiversità, l’intero perimetro lagunare è stato individuato nella ricognizione promossa dallo Stato denominata "natura 2000"  quale sito da inserire tra i siti di interesse comunitario (SIC – IT3320037).

 

 

Peschereccio gradeseL’intera zona è soggetta ad uso civico di pesca da parte delle popolazioni residenti. Negli anni ‘80, nella laguna di Marano,  è è stato promosso lo sviluppo dell’acquacoltura di molluschi eduli lamellibranchi.

GradoNell’ambito di tale iniziativa è stata organizzata una nursey per la riproduzione del Tapes philippinarum, che ha avuto una serie di consistenti conseguenze ambientali caratterizzate non solo dalla "quasi sostituzione" delle vongole autoctone, quali il Tapes decussatus e T. semidecussatus, ma anche dalla colonizzazione di alcuni areali atipici, risalendo le foci fluviali attraverso il cuneo salino.

 

Per approfondire: QUADERNI HABITAT - Lagune, estuari e delta.

 



ultimo aggiornamento: giovedì 28 maggio 2020