Questo sito è in fase di dismissione. Consultare il nuovo sito www.arpa.fvg.it

sei in:  home page » radiazioni » radioattività » radon » il radon negli edifici Stampa

Il Radon negli edifici

radon-edificio

Nella dinamica degli spostamenti del radon dal suolo alla superficie, gli edifici svolgono un ruolo attivo: essi funzionano come una pompa aspirante risucchiando l’aria dal terreno circostante.

Il principale meccanismo d’ingresso del radon negli edifici è la convezione termica, con correnti d’aria che trasportano il radon dal suolo all’interno dell’edificio, attraverso crepe, fessure o altri punti non a tenuta nelle fondamenta o nei muri della casa; l’apporto di radon dovuto alla sola diffusione attraverso i materiali da costruzione è molto minore.

Di norma i valori più elevati si riscontrano nei locali a contatto con il terreno p.es. nei seminterrati o al pianoterra, mentre ai piani superiori la concentrazione del radon è in genere minore.

 

 

Come si risana un edificio

La Regione Friuli Venezia Giulia è stata una delle prime in Italia a sperimentare con successo azioni di rimedio per la riduzione della concentrazione di radon indoor (a partire dagli anni ’90) in abitazioni private ed in strutture scolastiche.

L’ARPA FVG in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Udine, è stata inoltre la prima in Italia a pubblicare un manuale tecnico contenente “Indicazioni e raccomandazioni per la protezione degli edifici dal radon”.

La Regione Friuli Venezia Giulia, che presenta all’interno del suo territorio notevoli variazioni nel parco edilizio e nella consistenza del substrato (suoli sciolti con diverse porosità, calcari fessurati, fenomeni di carsismo, ecc.), offre la possibilità di validare l’applicabilità e l’efficacia di diverse metodologie di intervento, dopo averle opportunamente adattate al singolo caso.

Molto spesso le azioni di rimedio vengono eseguite in fasi successive, partendo da una configurazione base che tipicamente consiste nell’apertura di alcuni fori per la ventilazione del vespaio o nella creazione di condotte di aerazione naturale nel sottosuolo, per poi procedere, nel caso l’intervento non risulti sufficiente, con l’aumento del numero di fori o di condotte di ventilazione o con l’applicazione di un certo numero di aspiratori per la depressurizzazione. Il numero di aspiratori, e la potenza degli stessi, possono essere anch’essi implementati fino al raggiungimento di risultati soddisfacenti.



ultimo aggiornamento: martedì 26 marzo 2013