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Le Trezze

Trezza (foto Lisa Faresi) Per lungo tempo si è pensato che i fondali dell’Alto Adriatico fossero caratterizzati esclusivamente da sabbia e fango, anche se citazioni riportano l’esistenza di strutture rocciose che rompono questa monotonia già nelle osservazioni dell’abate Olivi (1792).

Questi affioramenti rocciosi, denominati successivamente tegnue” nel Veneto e “trezze o grebeni” nel Friuli Venezia Giulia, si estendono all’interno di un’area che va dal Golfo di Trieste ad Ancona lungo la costa nord occidentale dell’Alto Adriatico.

 

Le trezze nel Golfo di Trieste

Mappa_dei_grebeniNel Golfo di Trieste sono stati individuati circa 250 affioramenti rocciosi fra p.ta Sdobba e p.ta Tagliamento ad una distanza dalla linea di costa che varia fra i 2 ed i 17 km e ad una profondità variabile fra gli 8 ed i 22 metri.

L’origine di queste isole di substrato solido può essere ricondotta a diversi possibili fattori come la cementazione di depositi legati alla fuoriuscita di gas metano, la collocazione parallela alle attuali linee di costa, la cementazione nell’immediato sottofondo di vecchie praterie di Posidonia oceanica, ormai scomparsa dalle nostre zone o ancora, la trasformazione di rocce di natura calcarea formatesi attraverso complessi fenomeni geologici.

Le dimensioni dei singoli affioramenti variano da uno a trecento metri, possono essere isolati o in gruppi frastagliati con altezza media fra 1 e 1.5 metri ed un valore approssimativo di densità di circa 1 affioramento per ogni km2 di fondale marino.

 

I popolamenti bentonici delle trezze

Le trezze ospitano popolamenti bentonici riconosciuti con il termine di "coralligeno di piattaforma", organismi biocostruttori il cui scheletro calcareo stratificato può creare complessi di notevole spessore.

Queste formazioni rocciose rappresentano delle vere e proprie oasi di ricchezza biologica, creando un incremento di diversità in un ambiente apparentemente monotono, come quello sabbioso e fangoso, in cui l’alto tasso di risospensione del sedimento non favorisce lo sviluppo di numerosi organismi che ne verrebbero sepolti. La base solida delle trezze, in particolare, permette l'insediamento di svariate specie filtratrici, come le spugne, che necessitano di un supporto solido al quale ancorarsi per poi elevarsi dal fondale; per non parlare delle diverse forme riproduttive di altri organismi che a loro volta per accrescersi devono aderire ad un sostegno solido.

Astice (foto Lisa Faresi)La presenza delle trezze favorisce anche l'insediamento di numerose specie algali, mentre gli anfratti e le cavità rocciose più o meno strette rappresentano tane che possono ospitare pesci e crostacei, ma soprattutto specie ittiche giovanili che utilizzano la trezza come rifugio.

In aggiunta, queste zone sono moderatamente modificate dall’impatto della pesca professionale in quanto gli affioramenti presentano degli effettivi pericoli ed ostacoli per le reti e gli attrezzi da pesca.

Arpa FVG nel corso del progetto Trecorala (Interreg Italia-Slovenia 2012-2015) ha collaborato con OGS, WWF, Area Marina Protetta di Miramare ed Università di Trieste, Stazione Biologica di Pirano e Acquario di Pirano, svolgendo delle indagini preliminari su una quarantina di affioramenti creando in particolare una lista faunistica degli invertebrati bentonici presenti.

Particolare del fondale in corrispondenza di una trezza (foto Lisa Faresi)Dal monitoraggio subacqueo è stata osservata una elevata copertura del substrato roccioso a carico di alghe ed organismi incrostanti, anemoni e colorate spugne dall’aspetto massivo, globulare o arborescente, sulla cui superficie si possono incontrare piccole lumachine dai colori sgargianti, granchi, paguri e ricci.

I numerosi anfratti diventano tane per stelle serpentine, organismi che prediligono l’oscurità e crostacei anche di notevoli dimensioni.

Le specie più rappresentate sono organismi filtratori appartenenti ai poriferi (comunemente chiamati spugne) e tunicati, seguiti da molluschi e crostacei. Sono state osservate anche specie rilevanti ai fini dei protocolli internazionali di protezione e conservazione come il dattero (Lithophaga lithophaga), l’astice (Hommarus gammarus), la corvina (Sciaena umbra) e la granceola (Maja squinado).

Spugne e Tunicati (foto Lisa Faresi)Organismi filtratori spugne e tunicati_1 (foto Lisa Faresi)Organismi filtratori spugne e tunicati_2(foto Lisa Faresi)Organismi filtratori spugne e tunicati (foto Lisa Faresi)

 

 

 

 

 

 



Nelle immagini sopra si possono osservare diverse specie di organismi filtratori: spugne e tunicati (foto Lisa Faresi)

 

Axinella polypoides (foto Lisa Faresi)Dysidea avara_1(foto Lisa Faresi)Due esempi di spugne particolari e tipicamente presenti nelle trezze sono  Axinella polypoides (foto a sinistra) e Dysidea avara (foto a destra).

Axinella polypoides è una spugna arborescente, molto appariscente di colore giallo intenso, la sua altezza può variare da 5 a 30 cm, con numerose ramificazioni che terminano in modo appuntito, si tratta di una specie tipica del Mediterraneo.

Dysidea avara, spugna massiva con lobi e protuberanze cilindriche. In cima alle protuberanze si aprono i sifoni circondati da un collaretto translucido. La superficie è ricoperta da conuli alti 3-6 mm, mediamente raggiunge i 20 cm di altezza. La consistenza è morbida e varia dal rosa chiaro al viola intenso. Vive in grotta, negli ambienti coralligeni e sui fondali detritici costieri.

 

S.Pietro e Bardelli SIC marini (Siti di Interesse Comunitario)

Particolare di una trezza (foto Lisa Faresi)Nell'ottica della protezione delle trezze quali zone molto singolari e preziose per il mantenimento della biodiversità ambientale, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha individuato le aree denominate S. Pietro e Bardelli, al cui interno ricadono le omonime trezze più altri affioramenti, quali siti marini della regione biogeografica continentale della rete Natura 2000 con DGR 1623 del 20.09.2012. Con Decisione 2015/69/UE del 03.12.2014 la Commissione Europea ha inserito questi siti nell’elenco dei SIC marini della regione biogeografica continentale.

Nel 2018 è stata effettuata una campagna di monitoraggio per conto della Direttiva 2008/56/CE (Direttiva quadro sulla strategia Marina) con il ROV (Remote Operated Vehicle), un veicolo teleguidato dalla superficie per la raccolta di immagini e filmati del fondale, al fine osservare gli organismi e le strutture rocciose presenti su alcuni affioramenti di pregio all’interno delle due aree SIC.



ultimo aggiornamento: giovedì 28 maggio 2020