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fake news Sul tema del 5G continuano a circolare informazioni allarmanti, amplificate enormemente dai social-media e dalle forti preoccupazioni ed ansie per la salute. Spesso ci siamo imbattuti in diverse spiegazioni più o meno fantasiose nella maggior parte dei casi destituite di ogni attendibilità: le cosiddette “”. Purtroppo la rapidità con cui spesso si rincorre la notizia va a scapito della verifica della sua qualità. E’ quindi sempre necessario fare riferimento a comunicati ufficiali e a istituzioni accreditate. In questa sezione Arpa FVG vuole fare chiarezza su alcuni luoghi comuni, o vere e proprie fake-news, relative alla nuova tecnologia 5G.
Nel sito del Ministero della Salute, che insieme all'Istituto Superiore di Sanità ha confutato 10 fake news relative all'argomento Covid-19, è riportato che “Non ci sono evidenze scientifiche che indichino una correlazione tra epidemia da nuovo coronavirus e rete 5G”.
ISS va oltre e sostiene che “Ad oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all'esposizione alle tecnologie wireless”.
L’Istituto Ramazzini di Bologna ha evidenziato un aumento statisticamente significativo di alcuni tumori maligni a seguito di esposizione a radiofrequenze.
Si deve tuttavia precisare che queste ricerche sono state effettuate utilizzando tecnologie precedenti al 5G e che l’ICNIRP ha specificato che questi studi non forniscono evidenze coerenti, affidabili e generalizzabili che possano essere utilizzate per modificare gli attuali limiti.
Attualmente non ci sono evidenze di effetti sanitari rilevanti di cancerogenesi per esposizioni ambientali ai campi elettromagnetici a radiofrequenza normalmente incontrate nella vita dalla popolazione comune.
Infatti, lo studio dello IARC del 2011, come riportato in questa nota, ha classificato i campi elettromagnetici per le telecomunicazioni come possibilmente cancerogeni (gruppo 2B) in relazione all’esposizione dovuta all’utilizzo dei dispositivi mobili (telefoni cellulari) e non in relazione a esposizioni ambientali (quali quelle delle antenne) e lavorative.
Alle medesime conclusioni perviene anche l’Istituto Superiore di Sanità nel Rapporto ISTISAN 19/11 dove è riportato che “…le evidenze relative alla possibile associazione tra esposizione a RF e rischio di tumori si siano indebolite…” a seguito delle ulteriori valutazioni e studi.
Più recentemente anche la recente pubblicazione dell’ICNIRP ha evidenziato come in alcuni studi ci siano effetti legati all’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, tuttavia emerge che non ci sono sostanziali evidenze di effetti sanitari rilevanti e che l’analisi comparata degli studi epidemiologici non fornisce evidenze di cancerogenesi per le esposizioni e ai livelli normalmente incontrati nella vita dalla popolazione comune.
Da un punto di vista generale non ci sono evidenze di incompatibilità tra la presenza degli alberi e lo sviluppo delle tecnologie wireless. Inoltre, non ci sono normative che prevedano l’abbattimento indiscriminato degli alberi per lasciar spazio alle installazioni telefoniche.
In linea generale è comunque utile osservare che la condizione ottimale per la propagazione del segnale per tutte le tecnologie a radiofrequenza, compreso il 5G, è quella in assenza di ostacoli; infatti le onde elettromagnetiche vengono schermate dagli oggetti che incontrano sul loro cammino (muri, edifici, rilievi orografici, quinte arboree,….) e pertanto più ostacoli incontrano, minore sarà la distanza percorsa dal segnale. Pertanto nella pianificazione del posizionamento delle antenne (di qualsiasi tecnologia!) è necessario tener conto di questi elementi.
Le frequenze del segnale 5G sono pienamente verificabili da parte delle Agenzie per l’ambiente. Arpa FVG dispone, infatti, di sonde che misurano fino a 40 GHz, quindi anche le frequenze più alte del G5.
L’ICNIRP è la commissione internazionale incaricata di studiare gli effetti delle radiazioni non ionizzanti; analogamente l’ICRP è la commissione internazionale che studia gli effetti delle radiazioni ionizzanti e stabilisce le regole per la protezione della popolazione e dei lavoratori dai raggi X, dai raggi gamma (utilizzati ad esempio in radiologia e radioterapia negli ospedali), dal radon.
Sugli studi dell’ICNIRP del 1998 si basano i livelli della Raccomandazione europea e, di conseguenza, i limiti italiani. I livelli di riferimento pubblicati nel 1998 sono stati sostanzialmente confermati con la pubblicazione delle nuove linee guida ICNIRP a marzo 2020 .