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Le diverse facce dell’ozono

Ozono NasaAbbiamo dei problemi con l’ozono: dove vorremmo ce ne fosse tanto (nella media atmosfera, per schermarci dai pericolosi raggi ultravioletti) di ozono ce n’è poco; dove vorremmo ce ne fosse poco (nella bassa atmosfera dove crea danni a piante e animali -esseri umani inclusi-) di ozono ce n’è fin troppo. Purtroppo non possiamo neanche pensare di “travasare” l’ozono da dove c’è a dove manca, poiché è un inquinante secondario, cioè che non viene emesso dai processi antropici o naturali, ma si forma direttamente nel posto in cui si rileva (o poco distante). L’unica cosa che possiamo fare è cercare di non rovinare quello che è l’equilibrio naturale, evitando di consumare l’ozono in stratosfera e di produrlo nella bassa atmosfera.

Le notizie che giungono dalla stratosfera (indicativamente tra i 15 e 30 km di altezza), però, sono tutto sommato, confortanti. Sopra l’Antartide, la zona dove maggiormente è attivo il processo di erosione causato dalle emissioni antropiche (in particolare dei cloro-fluoro-carburi), il buco dell’ozono si sta lentamente richiudendo [1]. Questo a riprova del fatto che, accorgendocene per tempo e, soprattutto, affrontando in maniera serena ma determinata i problemi ambientali che creiamo, siamo anche in grado di risolverli. Non dobbiamo però abbassare la guardia, dobbiamo continuare a ridurre le emissioni delle sostanze note lesive dell’ozono stratosferico e prestare molta attenzione a non utilizzarne di nuove [2].

Decisamente meno bene vanno le cose nei pressi del suolo (diciamo nel primo paio di km di altezza). L’ozono che qui si forma a seguito delle complesse reazioni chimiche che coinvolgono la radiazione solare, gli ossidi di azoto (emessi dalle attività antropiche) e i composti organici volatili (emessi dalle attività antropiche e naturali) non dà cenni apparenti di calo. Questo nonostante la significativa riduzione delle emissioni di ossidi di azoto e di composti organici volatili conseguite grazie alle politiche ambientali concordate a livello europeo [3]. Anzi, vi sono alcuni segnali che indicano una leggera tendenza all’aumento nei superamenti della soglia giornaliera posta a tutela della salute umana (120 ug/Nm3 come media su otto ore) [4].

Ozono superamenti giornalieriIl perché questo accada non è ancora del tutto chiaro. Un ruolo potrebbe essere giocato dal maggior soleggiamento che interessa alcune aree, soprattutto del Mediterraneo, a causa dei cambiamenti climatici. Un’altra spiegazione potrebbe essere data dal fatto che stiamo sovrastimando l’efficacia delle politiche di riduzione delle emissioni dei precursori dell’ozono che, diversamente da quanto atteso, non starebbero diminuendo in maniera significativa (la triste vicenda del “Diesel gate” tenderebbe ad avvalorare questa ipotesi).  La spiegazione potrebbe però anche nascondersi tra le pieghe della complessità nella chimica atmosferica. Se voglio ridurre la formazione dell’ozono, infatti, debbo agire in maniera coerente su tutti i suoi precursori, cosa non sempre facile o addirittura possibile. Potrebbe pertanto essere che le politiche adottate siano quelle giuste, ma che dobbiamo solo dar loro un po’ di più tempo affinché possano sviluppare tutta la loro efficacia. Un possibile riscontro a questa ipotesi si ha calcolando il rapporto tra il numero di superamenti orari e giornalieri nei diversi anni.

Ozono superamenti orari-giornalieri

Se confermata, questa tendenza ci spingerebbe a continuare lungo la strada intrapresa nella riduzione delle emissioni dei precursori, puntando però ad individuarne il mix ottimale per massimizzarne l’effetto.

Ridurre l’ozono, infatti, non è importante solo per la salute delle persone, ma anche per tutto l’ecosistema e per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Questo inquinante, purtroppo, oltre ad avere un discreto effetto serra, rende difficoltosa la vita alle piante, che non possono come gli esseri umani trovar riparo all’interno delle abitazioni durante i picchi di ozono. La conseguenza di questa esposizione forzata all’ozono è che le piante diminuiscono il loro tasso di crescita, calando la produzione dei raccolti e riducendone la capacità di “sequestrare” l’anidride carbonica. Abbassando le concentrazioni di ozono, pertanto, avremmo un beneficio quasi immediato sia in termini economici che di mitigazione dei cambiamenti climatici.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia e sitografia
[1] Il buco dell’ozono in “quasi-real-time” http://ozonewatch.gsfc.nasa.gov/
[2] Nuove sostanze lesive dell’ozono stratosferico https://www.eea.europa.eu//publications/ozone-depleting-substances-2018
[3] Emissioni dei precursori dell’ozono in Europa https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/daviz/emission-trends-of-ozone-precursor-pollutants#tab-chart_1
[4] L’andamento dell’ozono al suolo in Europa (report 2009) http://www.eea.europa.eu/publications/assessment-of-ground-level-ozone-in-eea-member-countries-with-a-focus-on-long-term-trends



ultimo aggiornamento: martedì 16 luglio 2019