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La qualità delle acque in Friuli Venezia Giulia

11/05/2016

Nel “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque – edizione 2016” presentato di recente dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), sono contenuti anche i risultati del monitoraggio delle acque interne superficiali e sotterranee effettuati dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia (Arpa) con riferimento all’anno 2014.

Per le acque superficiali, i dati di Arpa indicano che nei 15 punti posti alla chiusura dei corpi idrici in cui sono stati effettuati i rilievi non c’è alcun superamento dei valori soglia definiti dalla normativa (SQA, Standard di Qualità Ambientale).

Per quanto riguarda invece le acque sotterranee, i rilievi effettuati nel periodo 2009-2014 in 137 stazioni di pianura indicano che il 68% dei punti di prelievo presentano residui di fitofarmaci; ma solo in 13 punti (pari al 9.5% del totale) è stato riscontrato il superamento dello standard di qualità.

Dall’indagine ISPRA il Friuli Venezia Giulia presenta una situazione sostanzialmente in linea con quella rilevata in altre Regioni del Nord e del Centro Italia, sebbene il confronto appare talvolta complesso, poiché l’indagine non tiene conto delle specifiche realtà territoriali. Ne è un esempio l’indicatore del consumo di pesticidi per unità di superficie coltivata, che pone il Friuli Venezia Giulia al 4° posto in Italia (dopo Veneto, Provincia di Trento, Campania e Emilia-Romagna), ma che è giustificato dalla maggior presenza di colture altamente specializzate.

Il problema del rinvenimento di pesticidi nelle acque superficiali e profonde non è nuovo ed è ben conosciuto, tanto d’essere oggetto di numerose Direttive europee, recepite anche dalla legislazione nazionale e regionale. In Italia, il problema caratterizza principalmente le regioni del Nord e del Centro, sia per la maggior presenza di attività industriali o agro-zootecniche intensive, sia per la maggior numerosità dei controlli effettuati.

Oltre alle analisi sui pesticidi, infatti, l’Unione Europea invita gli Stati membri ad effettuare indagini più approfondite su tutta una serie di “inquinanti emergenti” - inseriti in un elenco di sostanze denominato “watch list”-, tra cui sono compresi numerosi farmaci (antibiotici, antinfiammatori, anticoncezionali…), prodotti di personal care (abbronzanti, detersivi, prodotti per l’igiene personale…) e numerosi fitofarmaci, compresi i prodotti della loro degradazione. Si tratta di sostanze di uso comune introdotte nell’ambiente dall’uomo attraverso le acque di scarico, che la comunità scientifica ritiene potenzialmente pericolose per gli ecosistemi acquatici o per la catena alimentare.

La maggior frequenza che si è manifestata negli ultimi anni nel rilevare la presenza di questi microinquinanti nelle acque è anche legata alla disponibilità di nuove sofisticate strumentazioni, che consentono il rilevamento delle sostanze potenzialmente pericolose anche in piccole tracce.

Per saperne di più

- Comunicato "Alla ricerca di nuovi inquinanti"
- Comunicato "La qualità delle acque in FVG