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14 MARZO 2022

L’inquinamento da plastica nell'ambiente marino è il tema affrontato nel libro "Plastic pollution and marine conservation" che ha visto il contributo anche di Arpa FVG

Plastic Pollution and Marine Conservation
Plastic Pollution and Marine Conservation

L’inquinamento da plastica nell'ambiente marino è un problema emergente. La ricerca ha dimostrato l’impatto negativo su una vasta gamma di organismi marini che interagisce con questo tipo di inquinante. Un’importante percentuale della popolazione ingerisce frammenti di plastica e fibre.

Primi esperimenti di laboratorio sembrano suggerire effetti nocivi di ampio respiro e la preoccupazione globale è in crescita circa il danno fisico e tossicologico che l'ingestione di plastica e detriti potrebbero causare alle popolazioni naturali.

Tuttavia la comprensione in merito al ciclo globale della plastica è in gran parte incompleto e molti dei processi biologici, fisici, e geochimici influenzano lo spostamento orizzontale e verticale di questo materiale negli ambienti oceanici.

Date le proiezioni future sulla produzione di plastica e sui modelli di consumo, sembra inevitabile che le quantità di rifiuti plastici continuerà ad aumentare negli anni a venire.

Una risposta a molti di questi interrogativi si possono trovare nella pubblicazione "Plastic Pollution and Marine Conservation. Approaches to Protect Biodiversity and Marine Life" a cura di Giuseppe Bonanno del Dipartimento di agricoltura alimentazione e Ambiente, dell'Università degli studi di Catania, e del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali dell'Università di Catania e da Martina Orlando-Bonaca della Stazione di Biologia Marina di Pirano, in Slovenia. 

Anche Arpa FVG ha partecipato con un contributo dei colleghi Francesco Cumani, Alessandro Acquavita e Nicola Bettoso nel capitolo "Plastic impact on sharks and rays" .

Gli squali (shark) e le razze (ray), protagonisti di questo capitolo, rivestono un ruolo chiave nell’equilibrio dell’ecosistema marino e, in quanto predatori all’apice della catena alimentare, sono tra gli organismi animali più vulnerabili a questo tipo di inquinamento.