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Piano Regionale di Tutela delle Acque

Il Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA) è uno strumento normativo per il controllo e la gestione della qualità delle acque sia superficiali che sotterranee, in linea con la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE). Le novità inserite nella Direttiva costituiscono una profonda riforma, introducendo il concetto di tutela dei 'corpi idrici' e curando diversi aspetti nella gestione e nella tutela delle risorse idriche. In particolare, l’obiettivo finale dell’applicazione è il mantenimento o il raggiungimento del 'buono stato' di qualità ambientale entro il 2015.

 

Monitoraggio delle sostanze pericolose e pericolose prioritarie

Qualsiasi sostanza che, tramite interazioni fisico-chimiche con tessuti viventi, può causare danni e/o morte dell’organismo può essere considerata un ‘veleno’, a meno che non si tenga conto del concetto di esposizione ad una sostanza in termini di quantità, della sua forma, del tipo di somministrazione e del tempo di interazione con l’organismo bersaglio. Attualmente l’attenzione della comunità scientifica impegnata nella tematica pertinente la contaminazione da sostanze pericolose nelle matrici ambientali e focalizzata su alcuni contaminanti inorganici e organici e, in particolare, per questi ultimi, sui cosiddetti Persistent Organic Pollutants (POP) a causa della loro elevata tossicità, persistenza e refrattarietà alla degradazione.

Il Friuli Venezia Giulia, per quanto meno ‘impattato’ rispetto ad altre regioni italiane dalla contaminazione da sostanze pericolose, ha sul suo territorio due Siti di Interesse Nazionale (SIN): uno dislocato all’interno della laguna di Marano e Grado; l’altro, presente nella zona portuale-industriale della città di Trieste. Nel primo, la contaminazione e ascrivibile principalmente al mercurio (e ai suoi composti) che e stato sversato nelle acque del fiume Aussa dall’impianto cloro-soda di Torviscosa (Udine) e che, nella zona lagunare, e andato a sovrapporsi a quello diffuso in laguna dal trasporto solido del fiume Isonzo, a sua volta contaminato dall’attività estrattiva della zona mineralizzata a cinabro di Idrija (Slovenia). Nel secondo, le fonti di contaminazione sono molteplici e derivano sia da attività industriali pregresse, che da un uso incontrollato del territorio. Le sostanze che vengono rilevate a concentrazioni superiori a quelle normate dal D.lgs. 152/06 sono alcuni metalli pesati, gli idrocarburi totali e poliaromatici, i policlorobifenili e, in alcuni casi, le policlorodibenzodiossine/furani. Nel territorio regionale esistono altre zone in cui e presente una contaminazione da sostanze pericolose ma, in generale, sono aree di modeste dimensioni e presentano problemi specifici.

Da quanto emerge dal monitoraggio, avviato nel 2009 e conclusosi nel 2010, non si rilevano superamenti degli Standard di Qualità Ambientale per le acque superficiali, nonostante la presenza significativa di sostanze pericolose nei sedimenti. La rilevazione di residui di farmaci nelle acque di scarico degli impianti di depurazione, invece, pone il problema dell’adeguamento di questi ultimi a tale emergenza.

 

Classificazione dei corpi idrici delle acque marino-costiere e di transizione del Friuli Venezia Giulia

In seguito all’individuazione e alla tipizzazione dei corpi idrici, in accordo con la normativa di riferimento (D.M. 131/08;56/09;260/10), la Regione Friuli Venezia Giulia ha proceduto alla loro classificazione, valutando le pressioni e gli impatti in base al rischio di non raggiungere il buono stato di qualità nel 2015.

A tal fine e stato programmato un monitoraggio suddiviso in 3 anni (fine 2009 - fine 2012) che prevede l’analisi complessiva di 38 corpi idrici significativi: 19 per le acque marino-costiere, di cui 12 costieri entro i 3.000 m e 7 più al largo fino a un miglio nautico dalla linea di base; 19 per le acque di transizione, di cui 2 situati alle principali foci fluviali regionali, Isonzo e Tagliamento.

L’areale costiero Nord Adriatico, secondo quanto indicato dal D.lgs. 152/06, e classificato come area sensibile e, di conseguenza, inserito in via provvisoria nella categoria a rischio di non raggiungere gli obiettivi di qualità della Direttiva. Analogamente, il sistema lagunare di Marano e Grado presenta lo stesso rischio, soprattutto in considerazione degli ingenti apporti di nitrati di origine agricola (Delibera regionale n. 1920 dd. 25 settembre 2008).

Alla fine del 2010 si e concluso il primo anno di monitoraggio ed e stata effettuata una classificazione preliminare su 17 corpi idrici marini e 17 di acque di transizione,che e stata aggiornata nel 2011 (fig.1).La qualità dello stato ecologico dei corpi idrici e stata valutata considerando tutti i dati disponibili e facendo riferimento, laddove possibile, alle indicazioni del D.M. 260/10, che riporta per alcuni EQB i valori di riferimento tipo specifici e i limiti tra le classi di qualità.

La valutazione dello stato ecologico e stata fatta in via del tutto preliminare, esprimendo un ‘giudizio esperto’ basato sull’analisi degli elementi biologici e fisico-chimici. Il ‘giudizio esperto’, formulato dagli operatori biologi e naturalisti dell’ARPA, sulla base delle esperienze di biomonitoraggio e della conoscenza pregressa del corpo idrico esaminato, si e reso necessario a causa di alcune criticità, tra le quali la mancata definizione di alcune condizioni di riferimento.

Nelle tabelle 1-2 sono riportati i risultati ottenuti dalla formulazione dei ‘giudizi esperti’ complessivi.

Per le acque marino-costiere (fig. 1) l’andamento mette in evidenza uno stato di qualità complessivamente buono ed elevato. In linea generale, si riscontra una condizione buona nei corpi idrici costieri ed elevata in quelli marini situati più al largo (tab. 1). E in corso il monitoraggio per la classificazione di due nuovi corpi idrici situati in prossimità del porto di Trieste.

I risultati ottenuti per le acque di transizione (fig. 1) mostrano uno stato ecologico peggiore rispetto all’areale marino-costiero. Dei 17 corpi idrici classificati, 5 presentano uno stato/potenziale ecologico scarso, 7 sufficiente e 5 buono (tab. 2). In particolare, una qualità scarsa si rileva nelle aree più confinate della parte nord-occidentale della laguna di Marano, a causa dei significativi apporti di acque dolci ricche in sali nutritivi, associate ad un maggiore confinamento e tempo di residenza delle masse d’acqua. Tali caratteristiche portano, in taluni periodi dell’anno, a condizioni di sottosaturazione e a sporadici arricchimenti nel contenuto di clorofilla a. Un potenziale ecologico scarso si registra nelle zone fortemente modificate situate ad est del ponte Belvedere, che collega la cittadina di Grado con Aquileia, a causa del forte confinamento di tutta l’area. La classificazione dei corpi idrici di transizione situati alle foci fluviali regionali dei fiumi Isonzo e Tagliamento non e stata ancora definita per la mancanza, a livello nazionale, delle condizioni di riferimento specifiche.

  • Sufficiente
  • Scarso
  • Non determinato

PRTA_FIG1
STATO DI QUALITA ECOLOGICA DEL MARE E DELLA LAGUNA SECONDO IL‘GIUDIZIO ESPERTO’ (2011).

 

 

Attività di controllo delle acque marino-costiere e di transizione del Friuli Venezia Giulia

I programmi di monitoraggio per il controllo della qualità delle acque marino-costiere e di transizione regionali sono stati realizzati da ARPA FVG sia nell’ambito della Convenzione con il Ministero dell’Ambiente sia con il supporto della Regione, dal 2005 al 2009. Questi risultati, insieme ai successivi monitoraggi attualmente in corso (dal 2010 ad oggi) per il Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA), hanno permesso ad ARPA FVG di avere, da una parte, un controllo costante della fascia costiera e, dall’altra, una serie temporale di dati sufficientemente lunga da consentire di evidenziare nel tempo eventuali tendenze, cambiamenti e anomalie relative alle condizioni meteo climatiche, idrologiche, chimiche e biologiche.

 PTRA_FIG2

MONITORAGGIO DELLE ACQUE MARINO-COSTIERE – STAZIONI DI CAMPIONAMENTO 2012

 

Dal 2006 le caratteristiche idrologiche sono sintetizzate in bollettini o schede informative e riportate sul sito web dell’ARPA

FVG come informazione al pubblico.

Al fine di limitare l’emissione di nitrati e a seguito della definizione delle Zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola, e stato emanato dalla Regione Friuli Venezia Giulia (D.P.G.R. 24 maggio 2010 n.

0108/2010/Pres) il Programma d’Azione per la tutela e il risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola per le aziende localizzate in zone vulnerabili.

Per il controllo delle acque marino-costiere ARPA FVG continua con il programma di monitoraggio previsto nell’ambito della collaborazione con la Regione per la stesura del PRTA. Queste informazioni, insieme a quelle pregresse, contribuiranno ad arricchire le serie temporali storiche. Gli effetti dei cambiamenti climatici sull’ecosistema marino, infatti, possono essere compresi soltanto se si hanno a disposizione serie di dati continue, raccolte con metodologie e frequenze temporali adeguate, e unendo in maniera coordinata le attività delle diverse istituzioni che operano sul mare. Attualmente e in fase di redazione il Piano di Tutela delle Acque a cura della Regione con il supporto dell’ARPA FVG. Tale piano rappresenterà lo strumento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Gli obiettivi generali del Piano per ogni corpo idrico significativo saranno il raggiungimento dello stato di qualità ambientale ‘buono’ entro il 2015.

ARPA FVG, inoltre, per una migliore gestione,preservazione e pianificazione delle aree marine regionali farà uso degli strumenti di valutazione offerti dalla modellistica numerica per affiancare e integrare le tecniche di monitoraggio classico. Il modello permetterà di definire, attraverso la simulazione per scenari, le zone a maggior rischio d’inquinamento.

 

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 MONITORAGGIO DELLE ACQUE LAGUNARI – STAZIONI DI CAMPIONAMENTO 2012



ultimo aggiornamento: giovedì 14 maggio 2020